Giovanni
Nuovo round di finanziamenti da 86 milioni di US$ per Farfetch che raggiunge una valutazione stimata di 1 miliardo di US$. La creatura di Jose Neves è un marketplace ibrido,raccoglie prodotti di retailers e boutique indipendenti da tutto il mondo e li offre raggruppati sotto un’unica insegna: accessori, scarpe e capi di abbigliamento di molte fra le più note griffes di lusso vengono proposti al pubblico online.
Il servizio ha attirato non poche critiche da parte delle case di moda e dei produttori di beni di lusso, le aziende non vedono di buon occhio la possibilità dei retailers di vendere online merce destinata alle boutiques e alla vendita offline, cosi che ha portato alcuni players del settore ad adottare delle contromisure. Limitare le quantità di merci destinate alle boutiques indipendenti e sanzioni a coloro i quali rivendono online senza licenza specifica non hanno fermato la febbre da Farfetch che sta facendo sempre più proseliti tra le boutiques in particolare quelle della penisola italiana. Marginalità ridotte dalle case, affitti e costi di gestione crescenti e una clientela (italiana e non ) in crisi ,spingono sempre più boutiques italiane a fare domanda per essere presenti sul sito. Delle 300 insegne più esclusive del retail indipendente presenti su Farfetch, quelle di origini italiane sono la maggioranza e fra le più in voga tra i clienti.
La valutazione attribuita porta la startup online, nell’Olimpo 2015 delle aziende valutate 1 miliardo di US$ – da gennaio fanno parte del gruppo ristretto TransferWise e Shazam. Farfetch non ha equivalenti diretti con cui può essere comparata, rappresenta un unicum nel suo genere non essendo propriamente un retailer con un proprio stock di prodotti. A titolo di confronto per rendersi conto del valore attribuitole, è utile analizzare altri retailer online come Asos, Zalando o Net-a-Porter. Net-a-Porter è stata acquistata nel 2010 dal gruppo Richemont per 550 milioni di Euro e oggi gli analisti le attribuiscono un valore di 3,4 miliardi di Euro.
Il fondatore Jose Nerves, nelle sue dichiarazioni pubbliche, ci tiene a specificare che la sua azienda non è una tech company. Farfetch, nelle parole del suo fondatore è al tempo stesso un retailer online con un particolare modello di e-commerce ma anche un fornitore di servizi per le boutiques. Servizi fotografici, negoziazione delle spese di spedizione, ottimizzazione della logistica e delle operazioni, customer service, controllo resi ,sono alcuni dei servizi che Farfetch offre ai negozi suoi partner per garantire qualità e uniformita’ del servizio alla clientela ,cosi’ come ritorni economici ai suoi investitori e a tutti gli attori coinvolti nel successo dell’iniziativa. L’azienda non dichiara quali siano le marginalità che ha su ogni transazione, indiscrezioni verificate parlano di una percentuale di almeno due cifre, il valore medio di ogni ordine processato tramite la piattaforma si aggira sui 650$.
Il modello di business di Farfetch persegue una strategia che potrebbe essere assimilata a quella di Booking.com nel settore alberghiero, al momento gode di un vantaggio competitivo sul mercato grazie alla dimensione raggiunta, con 260 milioni di euro di fatturato, e la ampia visibilità che offre ai retailers, forte di 7 milioni di visitatori annui. La sopravvivenza a lungo termine e la ragion d’essere della startup inglese sono legate a doppiofilo a due fattori: da una parte, la possibilita’ di offerta di prodotti da parte dei partner retail e, dall’altra, il tacito consenso alla sopravvivenza del sistema da parte dei marchi del lusso. Qualora i meccanismi sui cui si basa Farfetch venissero bloccati da un impegno diretto ed in esclusiva nell’e-commerce dei marchi del lusso o da una politica di distribuzione online indipendente da parte dei retailers partner,la startup si troverebbe inevitabilmente spiazzata.
Giovanni
