Flop della nautica Cina soprattutto di lusso

Sunseeker Shanghai skyline
Sunseeker Shanghai skyline

Nautica Cina, e’ sempre stato un rapporto difficile. Il paese del dragone alcuni anni fa sembrava destinato ad essere in pochi anni il nuovo paradiso della nautica mondiale, invece il mercato ha fatto flop. In verità un mercato della nautica da diporto come lo intendiamo noi in occidente, in Cina finora non c’è mai veramente stato. Le vendite erano di solito realizzate a clientela corporate, aziende che acquistavano le imbarcazioni per immagine o con funzioni di rappresentanza; addirittura in alcuni casi si trattava di semplici oggetti da esporre ,quasi come fossero “soprammobili”, in pratica servivano per creare un ambient di prestigio al servizio di lucrose operazioni immobiliari. Questa inconsueta clientela aziendale ultimamente è quasi scomparsa; da un lato la politica governativa di contrasto alla corruzione, diventata sempre più incisiva, ha reso inopportuni gli acquisti di beni molto vistosi; dall’altro il rallentamento del settore immobiliare in patria, con lo spostamento delle transazioni di prestigio sull’estero, sono due fattori concomitanti che hanno determinato un deciso calo di interesse nei confronti della nautica ed il conseguente stallo del mercato.

Sunseeker China Boat show presentation
Sunseeker China Boat show presentation

Il problema principale che impedisce una vera diffusione della nautica Cina, è però costituito dalla mancanza del pubblico dei diportisti, gli appassionati di navigazione e di sport acquatici sono una categoria ancora limitatissima e quasi sconosciuta. Le ragioni sono molteplici e affondano le radici soprattutto nella storia e nella cultura del paese del Dragone. Innanzitutto i Cinesi non amano prendere il sole, l’esposizione ai raggi solari è tradizionalmente prerogativa delle classi più povere, i contadini erano abbronzati perché lavoravano la terra. Al contrario i ricchi e le classi dominanti avevano la carnagione il più possibile bianca, essendo così immediatamente distinguibili dal popolo. Andare in barca, dove di solito è più facile e normale abbronzarsi diventa così in Cina una pratica socialmente sconveniente. Al contrario del mondo occidentale dove la nautica è un evidente sinonimo di ricchezza, qui si potrebbe paradossalmente essere considerati poveri. L’equazione abbronzatura = povertà vale tutt’ora agli occhi del pubblico. La Cina inoltre storicamente è sempre stato un paese agricolo la cui sterminata estensione territoriale non ha mai richiesto una espansione oltremare ,anzi al contrario è stata invasa dai Giapponesi che di spazio evidentemente ne avevano poco. La proiezione della millenaria civiltà Cinese sul mare è così stata sempre trascurata, la stessa Grande Muraglia una ciclopica opera militare ne è sintomatica, è situata a nord e serviva per proteggere il confine di terra. Il problema per la nautica è quindi soprattutto di carattere culturale, la ricchezza accumulata e l’occidentalizzazione dei costumi e delle abitudini di vita e di consumo ormai diffusi in ampi strati della popolazione, probabilmente non sono sufficienti ad incoraggiare a breve la diffusione del diporto e degli sport nautici.

China International Boat Show 2015
China International Boat Show 2015

Nonostante queste difficoltà oggettive, capitali cinesi sono stati investiti massicciamente nel business mondiale della nautica, gruppi occidentali leader come Ferretti e Sunseeker sono di proprietà Cinese, così come San Lorenzo ed altre aziende hanno azionisti con quote importanti che provengono dalla Cina. Oggettivamente, al di là delle difficili condizioni finanziarie delle aziende acquisite  che ne hanno fatto all’epoca delle vere occasioni di investimento costituendo un evidente incentivo all’acquisto, non è ben chiara la prospettiva industriale di alcune di queste acquisizioni soprattutto se si pensa alle scarse possibilità di mercato offerte in patria.Tornando al mercato interno, il crollo delle vendite si è fatto sentire pesantemente negli ultimi due anni, determinando anche un calo nel flusso dei visitatori che frequentano i saloni nautici locali. Peraltro bisogna sottolineare che queste manifestazioni sono molto diverse dalle nostre, al di la del nome “boatshow” che viene attribuito all’evento, le imbarcazioni spesso costituiscono solamente un elemento marginale che fa da richiamo per altri business più o meno legati al lusso come: automobili di prestigio, immobiliare, gastronomia o altro, sicuramente più interessanti dal punto di vista commerciale ma magari con meno appeal per il pubblico.

 

In conclusione, nonostante gli sforzi profusi dai maggiori gruppi della nautica mondiale, peraltro obbligati ad essere sul mercato ragionando in una ottica di presenza commerciale globale, le attese di vendita che si possono ragionevolmente concretizzare nel medio termine sono limitate a volumi di qualche decina di unità all’anno. Sono queste infatti le magre aspettative di vendita che hanno aziende leader mondiali come la francese Beneteau o l’americana Brunswick, presenti in Cina ormai da tempo. Non parliamo qui di qualche mega yacht ma di barche medio piccole nella fascia dimensionale dei 6/15 metri, produzioni che costituiscono il core business del mercato nautico internazionale, dove un singolo dealer occidentale realizza spesso volumi di vendita come quelli di tutta la Cina, ecco perché non si potrà parlare seriamente per molto tempo ancora di boom nautica Cina.

 

 

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