Cuba ed i sigari Habana, un mito destinato a cambiare

Sigari Habana Cuba
Sigari Habana Cuba

L’isola di Cuba è sempre stata considerata il luogo di produzione dei migliori sigari al mondo. I famosi Habana, assieme al Rum, sono uno dei prodotti simbolo dell’isola caraibica, rinomati per la loro qualità hanno beneficiato nella storia di testimonial di eccezione, personaggi che hanno notevolmente contribuito ad alimentarne la mitologia. Uno dei più noti consumatori di Havana è stato certamente lo scrittore Ernest Hemingway, così come famosi estimatori sono stati il presidente Roosevelt o il premier britannico Winston Churchill, per non parlare poi del gangster Al Capone, re della Chicago criminale ai tempi del proibizionismo. La leggenda vuole che il presidente JF Kennedy abbia richiesto una scorta di 1200 sigari Habana prima di firmare la dicharazione di embargo su Cuba.

Fidel Castro con un sigaro Habana
Fidel Castro con un sigaro Habana

In un epoca dove fumare era permesso ovunque, ed era “politically correct” farsi fotografare fumando, tenere fra le labbra un pregiato Havana, era considerato al tempo stesso sinonimo di gusto da intenditori ma anche chiara esternazione di potere. Una delle conseguenze dell’embargo commerciale ed economico decretato nel 1961 dagli Usa nei confronti del regime Castrista, è stato il divieto di importazione nel territorio statunitense dei celebri sigari, divieto che è tuttora in vigore. Naturalmente gli importatori statunitensi corsero subito ai ripari, incoraggiando lo sviluppo dell’industria di produzione dei sigari in altre nazioni sud americane. Nicaragua e Santo Domingo in primis ma anche Haiti ed El Salvador divennero così produttori di livello, adatti per potere sostituire il canale di approvvigionamento cubano che era precluso. Negli anni la produzione di questi paesi ha raggiunto ed in alcuni casi anche superato la qualità del prodotto originale, per non parlare ovviamente delle quantità prodotte, il mito del sigaro Havana originale resiste però più forte che mai.

Presidente John F. Kennedy con un sigaro Cubano Habana
Presidente John F. Kennedy con un sigaro Cubano Habana

Sarà stato forse proprio a causa della proibizione alla importazione, si sa che le cose proibite hanno sempre un fascino implicito, acquisiscono una specie di “plus” che è aggiunto loro dal fatto stesso di essere proibite, comunque Cuba e sigari rimangono per il mercato americano e mondiale, due sinonimi. Del resto la stessa parola Havana o meglio lo spagnolo Habana, oltre ad essere il nome della capitale dell’isola caraibica, per molti appassionati vuole dire semplicemente un sigaro di quelli buoni, appunto “un Habana”. La distensione politica fra i due paesi americani, annunciata in contemporanea alcuni giorni fa dal Presidente Obama e dal Leader Raoul Castro, è destinata a ripristinare gradualmente, non immediatamente, i rapporti economici da lungo tempo interrotti.

Naturalmente tenendo conto delle dimensioni, l’impatto atteso per le due economie è molto differente, indubbiamente per Cuba e per i suoi abitanti si tratterà di un notevole sconvolgimento, dalle implicazioni non solo economiche. Diverso sarà invece per la gran parte dei cittadini statunitensi, a meno che non abbiano come accade per una consistente quota di cittadini della Florida, radici o legami famigliari con l’isola caraibica, l’impatto per loro sarà piuttosto marginale. Principalmente si sostanzierà nella possibilità di andare in vacanza a Cuba, ripristinando per l’isola un importantissimo flusso turistico, inoltre riprenderanno le importazioni di alcuni prodotti come il minerale di Nichel, la canna da zucchero, il rum ed appunto i famosi sigari.

Dal punto di vista opposto, Cuba ha un mercato potenziale di 15milioni di consumatori, fiaccato da oltre 50 anni di comunismo in salsa caraibica, condizioni aggravate dalle pesanti sanzioni Usa. Si tratta in pratica di una economia da sottosviluppo, situata però a 90 km dalla Florida, bisognosa di tutto dalle infrastrutture ai beni di consumo anche più elementari, insomma un nuovo mercato vicino casa per la ”corporate America”. Ricordiamoci però che prima che questo possa accadere, deve ancora essere cancellato formalmente dal parlamento dì Washington l’embargo economico del 1961.Si tratta di un atto politico auspicato da più parti e molto probabile, ma il cui epilogo positivo non è per niente scontato.

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