Cina auto premium calo forzato dei prezzi

Beijing Car show 2014
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Bmw Cina
Bmw Cina

Si parla molto spesso dell’acquisita importanza del mercato automobilistico Cinese, diventato il più grande del mondo. Recentemente sono state comminate sanzioni ad Audi e Chrysler, così come Bmw e Jaguar LandRover sono ricorse a riduzioni dei prezzi di listino per evitare problemi. La pubblicistica solitamente si sofferma a considerare i mirabolanti dati della produzione e delle vendite, trascurando invece un altro elemento essenziale ma poco noto al di fuori del pubblico degli addetti ai lavori, si tratta del peso determinante che hanno i prezzi di listino applicati sul mercato cinese, fattore che ovviamente si riflette positivamente sia sulla redditività delle vendite che sugli utili che i costruttori riescono a realizzare.

La crescita dei volumi produttivi e degli utili delle case automobilistiche occidentali, specie dei marchi premium, senza l’essenziale contributo loro assicurato dalla crescita a doppia cifra delle vendite nel paese del dragone non sarebbe stato nemmeno immaginabile. Le strabilianti performance commerciali e reddituali di Bmw piuttosto che del gruppo VolkswagenMercedes come anche Jaguar/LandRover sarebbero solo un sogno. La differenziazione del prezzo di listino per uno stesso modello sui diversi mercati mondiali è da considerarsi normale, da un lato pesano le politiche fiscali nei confronti dell’automobile molto differenti nei diversi paesi, dall’altro le strategie di mercato e concorrenziali seguite dalle case sono anch’esse calibrate sulle realtà di mercato locali, determinando spesso per uno stesso modello differenze anche notevoli di specifiche o equipaggiamenti.

Il mercato cinese è invece da sempre avvezzo a prezzi di vendita che sono abitualmente il doppio, se non addirittura il triplo rispetto a quelli occidentali. Le ragioni di un divario di prezzo così macroscopico sono in primis di carattere fiscale, le auto importate hanno infatti un dazio del 25% che evidentemente le penalizza, più spesso si tratta però di politiche di mercato delle case costruttrici le quali legittimamente approfittano della “fame” di automobili dei consumatori cinesi. E’ evidente che si tratta di una situazione particolarmente felice per i produttori, ancora più piacevole se consideriamo poi l’abitudine ormai da lungo tempo nei paesi occidentali a ragionare di sconti o incentivi sui prezzi di listino, politiche commerciali che in mercati di sostituzione come i nostri sono spesso indispensabili per sostenere le vendite ma che purtroppo non favoriscono la redditività.

C’è da dire che la Cina ha in generale come mercato quasi sempre caratteristiche peculiari per la dimensione geografiche, il peso demografico del paese, cosi’ come per la notevole differenziazione in termini di sviluppo fra le varie regioni, ma soprattutto per la caratteristica di essere una economia di quasi-mercato dove il controllo e l’intervento dello stato/partito sono determinanti per lo svolgimento di qualsiasi dinamica economica. Un caso tipico di questa pianificazione del quasi-mercato cinese, è quello che sta avvenendo negli ultimi mesi alle case automobilistiche premium occidentali.

Le case automobilistiche occidentali operano in regime di autorizzazione, la produzione che hanno localmente avviene in JV di solito al 50% con conglomerati industriali statali, le reti di vendita sono anch’esse sottoposte a limitazioni ed autorizzazioni. Per quanto riguarda i prezzi di vendita essi sono liberi, ovviamente più alti sono e più guadagnano le JV quindi anche l’azionista stato, inoltre il livello artificiosamente elevato funge da calmiere per frenare l’espansione del mercato, altrimenti incontrollata. Naturalmente ciò vale se e come vuole lo stato, ecco che da qualche Commissione centrale per lo Sviluppo Nazionale e le Riforme – la ex Commissione di Pianificazione dell’epoca maoista – ha quindi pensato, visto il mutato quadro normativo e dovendo giustificare la sua presenza come struttura e conservare potere, di trasformarsi in autorità antitrust e di controllo dei prezzi. Una delle prime attività nell’ambito delle nuove competenze, è stato andare a sindacare la congruità del livello dei prezzi praticati dalle case automobilistiche occidentali per le auto ed i ricambi distribuiti in Cina. Ecco quindi che sono state comminate sanzioni ad Audi e Chrysler, così come Bmw e Jaguar LandRover sono ricorse a riduzioni dei prezzi di listino per evitare problemi. La Cina è uno strano “mercato”, nasconde enormi opportunità ma al tempo stesso anche enormi insidie.

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