Apple spinge sull’omnichannel: integrazione per l’e-commerce in vista del Natale

Apple potenzia l’investimento sull’omnichannel negli Stati Uniti spingendo sull’integrazione con i negozi per garantire il successo dell’e-commerce. In un mercato, quello Americano, dove la potenza di Amazon e del suo network logistico è sempre più una minaccia al retail tradizionale (vedi articolo Wallmart + negli Stati Uniti), anche Apple è costretta a potenziare l’integrazione tra i canali di vendita.

Con il lockdown invernale per l’epidemia di Covid19 alle porte, la giacenza presente nei magazzini degli Apple Store Americani, e presto anche Europei, verrà sfruttata per far fronte agli ordini del canale e-commerce di Mac, iPhone, AirPods e degli altri prodotti Apple. Così facendo vi sarà una notevole riduzione nei tempi di evasione ordini grazie alla maggiore flessibilità ottenuta con l’ottimale allocazione dei prodotti. Si potrà così meglio far fronte alla domanda degli utenti a prescindere da quale canale utilizzino per comprare.

Il futuro del retail passa sempre più dalla collaborazione tra fisico e digitale (vedi articolo Farfetch e Zalando supporto boutiques). Come ha ben intuito Apple, non è più soltanto un tema di sostenibilità e massimizzazione dell’utilizzo degli investimenti fatti nei punti vendita fisici. Con il lockdown 2020, il paradigma retail omnichannel è cambiato: sfruttare al meglio la rete di punti vendita fisici è una vera e propria necessità sorta per supplire a mancanze di capacità logistica e operativa per l’e-commerce in un contesto retail sempre più ciclico e soggetto a picchi di domanda.

Apple Store integrati in ottica omnichanel

Se il lockdown da Coronavirus del secondo trimestre del 2020 ha insegnato qualcosa ai giganti dell’e-commerce è che la capacità logistica ha bisogno di un sistema di back-up il più possibile sovra-nazionale, integrato a livello continentale e regionale (vedi articolo Amazon Francia risposta alle strette sui magazzini). È necessario slegarsi dai limiti imposti dai mega fulfilment center, lontani dai centri cittadini, e allo stesso tempo evitare di perdere ogni opportunità di vendita.

L’urbanizzazione sempre più marcata della popolazione mette il retail online di fronte alla sfida che il commercio tradizionale ha dovuto affrontare decenni fa: recuperare tempo e prossimità nei confronti dell’utente servito, costringendo i grandi e-tailer a insediarsi nei centri cittadini con centri logistici di prossimità o a trovare soluzioni di compromesso complementari al negozio fisico. L’ottimizzazione del servizio, per soddisfare al meglio il consumatore digitale, deve passare dall’integrazione: giacenza, forza lavoro e posizione dei punti vendita/magazzini ottimizzate, così da ridurre le distanze e tempi per la consegna dell’ultimo miglio.

Durante il lockdown di marzo 2020, l’ultima frazione della consegna al consumatore è stata una grande opportunità persa per molti marchi con una rete di retail offline. Infatti, molte aziende con un modello di business Direct to Consumer sbilanciato sul retail offline si sono trovate con grandi quantitativi di stock di merce bloccati nei negozi chiusi, che per l’emergenza non erano accessibili al pubblico. In quei momenti di grande difficoltà, ma dove era ancora possibile intercettare la domanda del consumatore finale, sarebbe stato bellissimo e assai conveniente per queste realtà del retail avere attivo e funzionante un vero sistema omnichannel di gestione delle giacenze.

Poter disporre del giusto prodotto da vendere in maniera intercambiabile online o offline, a seconda delle esigenze del consumatore finale e in ottica di servizio decentralizzato, sarebbe stato possibile soltanto con le giuste infrastrutture e organizzazione. Investire nel retail fisico è essenziale per un brand premium/lusso, come Apple, perchè permette innanzitutto di garantire un costante ed omogeneo livello nell’esperienza di acquisto Direct to consumer a prescindere dal canale utilizzato per perfezionare l’acquisto. Inoltre, l’opportunità di utilizzare l’integrazione omnichannel dei magazzini, trasforma i punti vendita in un volano che incrementa l’efficienza del servizio e delle operations e-commerce.

In un mondo sempre più abituato agli standard di consegna imposti da Amazon Prime -consegna in 24/48h a domicilio- non potere sfruttare l’inventario dislocato presso i punti vendita fisici (naturalmente) situati vicino al consumatore finale, diventa un costoso paradosso non più accettabile. Proprio negli Stati Uniti, Amazon, per gestire la sua versione del problema del garantirsi la prossimità al fine di servire al meglio il consumatore, ha deciso di investire nell’acquisizione di centri commerciali e malls dismessi (vedi articolo) e ha acquisito catene di retails offline, come Whole Foods.

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